Antonio Santangelo
Lo ha ribadito il vicepresidente della Commissione, Dombrovskis, sottolineando che dal successo del NextGenerationEu dipenderà un eventuale salto di qualità del prossimo bilancio comunitario 2028-2034. Il think tank Bruegel, nelle sue raccomandazioni a Bruxelles, scrive: “Il superamento delle emergenze create dal Covid e dalla crisi energetica, a seguito della guerra in Ucraina, impone all’Europa di definire le priorità da assegnare alle sue politiche. La Ue ha contratto prestiti senza precedenti per finanziare il programma NextGenerationUE e una riduzione coordinata della domanda di energia. In risposta all’invasione russa dell’Ucraina, la Ue ha emesso per la prima volta sanzioni finanziarie. Non sorprende che queste crisi abbiano lasciato l’Unione europea in uno stato di confusione”. Il risultato delle elezioni per il nuovo parlamento, al di là delle differenze nei singoli Paesi ha registrato due macro tendenze: la riflessione su una ricalibratura di tempi e modalità della transizione green, la necessità di un rafforzamento dell’industria europea nel nuovo contesto geopolitico che si sta delineando. Gli esiti del programma influiranno sugli orientamenti futuri.
La strategia adottata dalla Commissione a guida Von der Leyen si è contraddistinta per una secca discontinuità rispetto al passato: alle difficoltà si è deciso di rispondere facendo ricorso al debito comune – come ricorda Bruegel - impegnando in modo solidale tutti i Paesi membri e assegnando i fondi in base alle criticità, allontanandosi dalla severità fiscale sui conti in ordine. Tornati a una certa stabilità, si è rimesso in piedi il meccanismo del patto di stabilità seppur con meccanismi differenziati e dilatati nel tempo rispetto alla rigidità del predecessore. La valutazione dell’impatto di NextGenEu e dell’impatto dei Piani nazionali diventa perciò importante, e il PNRR italiano è sotto particolare osservazione perché è il più cospicuo tra quelli avviati.
Sarebbe importante, a questo punto, riuscire a costruire una valutazione condivisa, superando le differenze di schieramento, poiché le considerazioni influiscono ben oltre la singola legislatura; purtroppo il clima attuale sembra renderlo impossibile. Non c’è solo la rivalità politica a spiegarlo, pesa anche il fatto che alla sua ideazione e gestione hanno contribuito tre governi frutto di tre schieramenti diversi. La conduzione attuale è accusata di un eccessivo accentramento nella gestione, il governo Draghi di eccessiva lentezza nell’avvio, il governo Conte nell’averlo gonfiato a dismisura senza alcuna priorità.
E’ utile perciò cercare di fissare alcuni punti di base emersi nei mesi recenti.
Lo scorso maggio la Corte dei Conti ha sottolineato che la revisione concordata con la Commissione a seguito delle istanze del RepoweEu hanno dilatato il deficit di 10,7 Mdi €. Si sono concordati interventi aggiuntivi per 13,5 Mdi, che hanno fatto crescere il valore complessivo del Piano a !94,4 Mdi, sono stati invece esclusi progetti preesistenti per 10,6 Mdi, in gran parte afferenti a iniziative dei Comuni. Questo ha ovviamente suscitato forti rimostranze perché si tratta di progetti in parte avviati dalle amministrazioni più solerti; il malcontento preesisteva da tempo perché l’amministrazione veniva criticata per un’eccessiva centralizzazione di meccanismi decisionali, e il collegamento con la spending review decisa dal governo rischia di aggravare il danno per gli Enti locali. I tagli previsti impattano per il 50% sui fondi previsti dal Piano, colpendo opere pubbliche che necessitano invece di maggiori risorse. Ciononostante, il pessimismo viene in parte smentito dal sito Italia Domani che registra segnali positivi dal 44,7% dei progetti in fase esecutiva che sta monitorando.
Anche nella compagine governativa si agita qualche inquietudine, relativa all’andamento dei flussi finanziari, alla spesa effettiva per i progetti del Pnrr, ritenuta ancora troppo bassa. Si teme che questo ribadisca la difficoltà del Paese a spendere i fondi europei e possa indebolire la posizione negoziale italiana in merito al Patto di stabilità. I più ottimisti pensano invece che la realtà sia migliore e che Regis, la piattaforma che registra la spesa non sia perfettamente allineato con la realtà.
A schiarire un po’ l’orizzonte interviene Marie Donnay, direttrice della task force per la Ripresa e la resilienza della Commissione: “I risultati del Piano italiano sono incoraggianti e i ritmi di attuazione ottimi”, ha dichiarato a “Missione Italia”, evento annuale organizzato dell’Anci per fare il punto sul Pnrr dei Comuni, La Donnay ha elogiato il lavoro fatto dai Comun
Di recente il Pnrr Lab della Sda Bocconi ha fatto una valutazione degli impatti del Pnrr, riassunto da Altomonte Valotti e Vecchi sul sole24ore. Il report guarda il bicchiere mezzo pieno, sottolineando l’impatto positivo che gli investimenti del Piano stanno avendo, contribuiscono in maniera significativa alla crescita del Paese, superiore a quella francese e tedesca. Positivo è giudicato anche l’impatto sulla macchina amministrativa, anche grazie a significative semplificazioni procedurali e all’introduzione di modalità di programmazione degli investimenti pubblici più efficaci. Riguardo a questi ultimi, il Piano ha messo a punto un innovativo sistema di misurazione degli investimenti sul territorio in funzione di obiettivi prefissati e stati di avanzamento, risultando una best practice a livello internazionale. Quest’ultimo si potrebbe dimostrare particolarmente utile per applicare le nuove regole Ue alla programmazione della politica economica di breve e medio termine, richiesta dal nuovo Patto di stabilità.
Altro importante lascito del Piano è l’impostazione della spesa per risultati attesi, con la misurabilità degli obiettivi e l’indicazione di milestone e target. Questo rende più credibile la valutazione rispetto a quanto avveniva nella programmazione dei fondi strutturali, che si limitava a certificare la spesa effettiva, ma trascurava gli output; costringe inoltre le istituzioni a proiettare nel futuro le decisioni di spesa, investendole del mantenimento nel tempo delle misure previste.
I ricercatori della Sda ricordano che sugli impatti del Piano incide anche la qualità delle riforme, in termini di aumento della produttività, soprattutto per l’attenzione al grado di competenza delle risorse umane, alla loro qualificazione e formazione, che nell’execution delle due transizioni diviene cruciale. Un importante richiamo viene anche fatto a un aspetto sinora poco sviluppato, l’utilizzo sistemico dei contratti di partnership pubblico-privato e di concessione, che potrebbero rivelarsi particolarmente utili per la creazione di un sistema di welfare territoriale.
In una fase di scarsità come questa, il contributo dei privati potrebbe rivelarsi essenziale.
Ph. by Pexels.